sabato 19 marzo 2016

REFERENDUM TRIVELLE: un sì dovuto e un ripensamento ai nostri stili di vita


Al referendum del 17 aprile che chiede di abrogare l'articolo 6 della Legge di Stabilità che permette di estrarre petrolio fino all’esaurimento dei pozzi autorizzati che si trovano lungo le coste italiane entro le 12 miglia, è assolutamente necessario votare sì. Dobbiamo far sentire la nostra voce, nonostante gli inviti, più o meno subdoli all'astensione da parte del governo (suona strano e preoccupante, che unl capo del Governo inviti i cittadini a non praticare il loro diritto-dovere di voto!) E' anche vero che per essere credibili, per dare maggiore voce al nostro voto, dobbiamo accompagnarlo da scelte personali, di una certa coerenza. Andare a votare col Suv e poi bere da una bottiglia di plastica appena comprata, sarebbe come minimo ipocrita. Questo referendum porta con sé una questione di coscienza. Votar sì e poi continuare a consumare metano e petrolio secondo stili di vita consumisti, vuol dire che non vogliamo le trivelle nel nostro mare ma ne vogliamo eccome nel mare altrui. Nel Delta del Niger interi villaggi sono stati devastati dal'inquinamento dovuto alle fuoriuscite del petrolio, perdendo le loro tradizionali fonti di sostentamento.  Anche l'astensionismo è una scelta di comodo. Pensano: "Non mi esprimo su una cruciale scelta nazionale, così non devo mettere in discussione le mie scelte personali. Accetto lo status quo, dove ci sto comodo, anche se questo implica sofferenza e disastri per il resto del mondo..e nel futuro per i miei figli." Non è un gran modo per essere cittadini responsabili. Così nelle nostre vita continueremo a produrre tonnellate di rifiuti, ad usare plastica usa e getta,  a comprare cibo industriale, che viene da lontano, iperimballato, ad alzare i condizionatori d'estate e  riscaldare a palla le nostre belle case d'inverno, ad andare in auto, o aereo, dove ci porta il cuore (o il lavoro), a cambiare smartphone ogni anno, ad avere impronte ecologiche devastanti, a non chiederci mai se c'è un'alternativa, a pensarla, progettarla, provare a metterla in pratica.
 A queste cose bisogna pensare, non bisogna solo aspettare che tutto cali dall'alto, non bisogna aspettare, mano in mano (o peggio mani al volante) che lo Stato cambi politica energetica. Siamo noi, in prima persona a dover fare un passo. Occorre votare sì, e poi fare un piccolo passo, ogni giorno, per migliorare e ridurre il nostro stile di vita. Non vuol dire che o si fa tutto o non si fa niente. Ognuno sa in coscienza quali spazi ha di miglioramento. Ovviamente qualche piccolo/grande sacrificio tocca farlo. Io mi dico sempre, fino a 40-50 anni fa quasi nessuno aveva l'auto eppure la gente viveva lo stesso, sapeva ugualmente gioire (e forse di più). I partigiani hanno addirittura liberato l'Italia a piedi o in bicicletta.
Usare energie solare, provare forni solari, abbassare riscaldamenti d'inverno, fare a meno dei condizionatori d'estate, installare pannelli solari, fotovoltaici, o se non è possibile abbonarsi a gestori che danno energie al 100% rinnovabile (noi siamo collegati a Retenergie e stiamo pensando di mettere piccoli pannelli solari per l'acqua calda nel nostre terrazzino, anche se non è facile perché siamo in affitto). 
Dice Alex Zanotelli: "la ragione fondamentale per votare SI’ è ,che se vogliamo salvarci con il Pianeta, dobbiamo lasciare il petrolio ed il carbone là dove sono, cioè sottoterra! Il Referendum ci offre un’occasione d’oro per dire NO alla politica del governo Renzi di una eccesiva dipendenza dal petrolio e dal carbone per il nostro fabbisogno energetico. Gli scienziati ci dicono a chiare lettere, che se continuiamo su questa strada, rischiamo di avere a fine secolo dai tre ai cinque centigradi in più. Sarà una tragedia!"
Questo il mio appello: votiamo sì e proviamo, goccia dopo goccia a introdurre miglioramenti nei nostri stili di vita. Con radicalità o con moderazione, non importa, l'importante è iniziare, con onestà. 

Nessun commento:

Posta un commento